Daniele Barbaro

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Art Direction / Projects

Gestione del progetto e direzione artistica dei contenuti multimediali per la mostra dedicata a Daniele Barbaro, patrizio e matematico della Serenissima Repubblica di Venezia, in occasione del cinquecentenario dalla nascita. La mostra si inserisce fra le attività organizzate nell’ambito progetto internazionale “Daniele Barbaro (1514-70): In and Beyond the Text”, coordinato da Laura Moretti e finanziato da The Leverhulme Trust (UK), che vede la partecipazione in partenariato della University of St Andrews, del Centre d’Études Supérieures de la Renaissance (Tours), e della stessa Biblioteca Nazionale Marciana. La mostra renderà visibili i risultati della ricerca, condotta attraverso il coinvolgimento di un nutrito gruppo di studiosi. Tema del progetto è l’attività di Daniele come scrittore, vista anche e soprattutto in relazione all’aspetto materiale dei diversi manoscritti superstiti e degli esemplari a stampa delle sue opere, nel contesto del Rinascimento europeo.

Le installazioni multimediali consistevano dell’ologramma di un solido disegnato da Andrea Palladio per il libro “La Pratica della Perspettiva” scritto da Daniele Barbaro, un display interattivo con versione digitale del manoscritto con supporti multimediali (immagini e filmati) e un sito web dedicato all’evento.

Attività: Project Management, Art Direction, UX/UI Design

Video per suggestione olografica creato da MNZ Software (Andrea e Carlo Monzini)


Daniele Barbaro (1514-1570)

Approfondimento

Daniele Matteo Alvise Barbaro (Venezia, 8 febbraio 1514 – Venezia, 13 aprile 1570) è stato un patriarca cattolico e umanista italiano, studioso di filosofia, matematica e ottica.

È noto soprattutto come traduttore e commentatore del trattato De architectura di Marco Vitruvio Pollione e per il trattato La pratica della perspettiva.

Importanti furono i suoi studi sulla prospettiva e sulle applicazioni della camera oscura, dove utilizzò un diaframma per migliorare la resa dell’immagine. Uomo colto e di ampi interessi, fu amico di Andrea Palladio, Torquato Tasso e Pietro Bembo. Commissionò a Palladio Villa Barbaro a Maser e a Paolo Veronese numerose opere, tra cui due suoi ritratti.

Mecenate raffinatissimo, animatore del dibattito intellettuale nei circoli culturali della Serenissima, in dialogo con Benedetto Lampridio, Domenico Morosini, Giovanni della Casa, Bernardo Navagero, Benedetto Varchi, Sperone Speroni, Pietro Bembo; committente di alcuni dei più importanti artisti del secolo, come Palladio e Veronese, entrambi impiegati in quello che resta il suo lascito più noto e il suo testamento spirituale, la villa di famiglia a Maser; prolifico trattatista versato in ogni campo del sapere, dalla matematica all’ottica, dalla retorica alla teologia, dalle scienze dalle scienze alla filosofia a, Daniele Barbaro è noto soprattutto per la traduzione commentata del De Architectura di Vitruvio, edita a Venezia dal Marcolini nel 1556: opera che vanta il contributo di Andrea Palladio, compagno di Barbaro in un viaggio di studio a Roma nel 1554.

Ritratto di Daniele Barbaro, opera di Tiziano

Il ritratto di Tiziano, conservato nel Museo del Prado di Madrid, lo coglie di tre quarti, sulla trentina, con lo sguardo introspettivo dello studioso; si colloca dunque negli anni di Padova (1545 ca.), dove Barbaro si addottorò e fu tra i soci fondatori dell’Accademia degli Infiammati. Nel contempo ricevette il primo incarico dalla Serenissima, divenendo sovrintendente alla costruzione dell’Orto Botanico.

Il ritratto di copertina e immagine principale della mostra è invece di Paolo Veronese, che lo raffigura in età più avanzata (1560-61), ammantato della veste ecclesiastica con mozzetta violacea e tricorno vescovile, insegne talari che rimandano alla dignità patriarcale (nel 1550 divenne patriarca di Aquileia). Seduto su uno scranno, il prelato è colto in un attimo di sospensione meditativa, innanzi a due volumi della sua opera su Vitruvio: una delle più affascinanti testimonianze del colto umanesimo cristiano nella Venezia del Cinquecento.

Testi e informazioni tratta da Wikipedia e dal sito della Fondazione Cini www.cini.it)

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